Seconda giornata del Congresso nazionale della Sezione di Radiologia Toracica della SIRM.
Vi assicuro che l’aula Benedetto XVI dell’Università Pontificia di Roma fa la sua porca impressione: un emiciclo enorme, poderoso, che dà un’idea di solidità pari a quella dello stato a cui appartiene: quando entri la prima impressione è di essere una formica capitata per sbaglio nella sala da pranzo di una reggia. Poi ci si abitua e comincia il solito valzer congressuale: che quest’anno, devo dire, è stato particolarmente ricco.
(Inciso: devo ringraziare Vujadin Boskōv, indimenticato allenatore di calcio serbo degli anni ’90 e noto facitore di aforismi privi di articoli determinativi, per avermi accompagnato in qualità di testimonial durante la mia presentazione. Se è vero che, come lui sosteneva, che “rigore è quando arbitro fischia”, io ho solo convertito il teorema in lingua radiologica e affermato con sufficiente ardimento e davanti ad almeno trecento testimoni che “referto è quando radiologo firma”. Nonostante le più fosche previsioni, alla fine sono riuscito anche a racimolare l’applauso di prammatica e gli apprezzamenti del professor Gavelli. Per aver usato Boskōv, intendiamoci, mica per la presentazione).
(Altro inciso: ragazzi, così mi mettete in imbarazzo. Capisco che a qualcuno possa far piacere che io verghi una dedica sulla prima pagina di uno dei miei due romanzi – a proposito: leggete l’ultimo, che vi lascerà senza fiato – ma che mi fosse chiesto un autografo su un foglio di carta con l’intestazione di una casa farmaceutica, beh, è davvero la prima volta).
Ma il pezzo forte di oggi è stata la presentazione di Massimo Pistolesi, eminente pneumologo. Presentazione di elevato livello, come al solito, ma la chicca non è stata medica, piuttosto filosofica. Insomma, mentre il professore citava un famoso articolo degli anni ’60, pietra miliare del problema di cui si discettava a firma di eminenti personalità della pneumologia, dell’anatomia patologica e chissà che altre specialità dell’epoca, gli scappa detta* la frase del giorno: “All’epoca gli autori erano giovani, adesso sono famosi”.
Che, pensavo ritornando in albergo lungo la sponda del Tevere, in luoghi che mi evocano dolcissimi ricordi, è sicuramente il modo più brillante che esista di beffare la morte.