Sei il posto più lontano chiuso nella mia mano

di | 15 Settembre 2017

Seconda giornata del Congresso nazionale della Sezione di Radiologia Toracica della SIRM.

Vi assicuro che l’aula Benedetto XVI dell’Università Pontificia di Roma fa la sua porca impressione: un emiciclo enorme, poderoso, che dà un’idea di solidità pari a quella dello stato a cui appartiene: quando entri la prima impressione è di essere una formica capitata per sbaglio nella sala da pranzo di una reggia. Poi ci si abitua e comincia il solito valzer congressuale: che quest’anno, devo dire, è stato particolarmente ricco.

(Inciso: devo ringraziare Vujadin Boskōv, indimenticato allenatore di calcio serbo degli anni ’90 e noto facitore di aforismi privi di articoli determinativi, per avermi accompagnato in qualità di testimonial durante la mia presentazione. Se è vero che, come lui sosteneva, che “rigore è quando arbitro fischia”, io ho solo convertito il teorema in lingua radiologica e affermato con sufficiente ardimento e davanti ad almeno trecento testimoni che “referto è quando radiologo firma”. Nonostante le più fosche previsioni, alla fine sono riuscito anche a racimolare l’applauso di prammatica e gli apprezzamenti del professor Gavelli. Per aver usato Boskōv, intendiamoci, mica per la presentazione).

(Altro inciso: ragazzi, così mi mettete in imbarazzo. Capisco che a qualcuno possa far piacere che io verghi una dedica sulla prima pagina di uno dei miei due romanzi – a proposito: leggete l’ultimo, che vi lascerà senza fiato – ma che mi fosse chiesto un autografo su un foglio di carta con l’intestazione di una casa farmaceutica, beh, è davvero la prima volta).

Ma il pezzo forte di oggi è stata la presentazione di Massimo Pistolesi, eminente pneumologo. Presentazione di elevato livello, come al solito, ma la chicca non è stata medica, piuttosto filosofica. Insomma, mentre il professore citava un famoso articolo degli anni ’60, pietra miliare del problema di cui si discettava a firma di eminenti personalità della pneumologia, dell’anatomia patologica e chissà che altre specialità dell’epoca, gli scappa detta* la frase del giorno: “All’epoca gli autori erano giovani, adesso sono famosi”.

Che, pensavo ritornando in albergo lungo la sponda del Tevere, in luoghi che mi evocano dolcissimi ricordi, è sicuramente il modo più brillante che esista di beffare la morte.


* Ho notato, nella terzultima frase del post, di aver scritto “gli scappa detto”. Temo sia un costrutto siculo, espressione evidente del fatto che comincio ad avere un numero di siciliani in reparto così consistente da influenzare il lessico generale.
** La canzone che avrei voluto associare al post è “La prima volta al mondo”, di Paola Turci, dall’album “Il secondo cuore” (2017). Non è disponibile su YouTube, per cui cercate un altro modo per ascoltarla.

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