Poi, ogni tanto, devi rallentare per forza. A volte te lo suggerisce il tuo corpo: ti ammali più spesso, ti senti fiacco, quei muscoli della schiena che lanciano avvisi di dolore quando ti alzi dalla sedia. Altre volte te lo suggerisce l’umore, perché anche una semplice telefonata del collega ti irrita oltremisura. A volte vorresti essere uno di quei medici che, insomma, non è colpa mia se quel paziente ha un tumore e io non gliel’ho diagnosticato. Uno di quelli che allo scadere della settima ora quotidiana più trentasei minuti si lasciano cadere la penna di mano e vanno fuori dalle palle, a respirare aria pulita, a a giocare a tennis, meglio ancora a stare con i loro bambini. Uno di quelli che quando poggiano la testa sul cuscino poi non ci pensano più fino al mattino dopo. Uno di quelli che vivono alla giornata, con pieno diritto, e non stanno a elucubrare su progetti lavorativi per il futuro che chissà mai, visto che nemmeno siamo sicuri che domani ci pagheranno ancora lo stipendio pieno. No, intendiamoci, non è una critica verso nessuno. Semmai lo è verso di me: che non riesco più a uscire di casa senza l’agenda dell’iPhone a ricordarmi cosa devo fare, quando, con quale priorità.
Cari ragazzi che ancora studiate: pensateci bene, insomma, prima di scegliere questo mestiere. O almeno pensate a cosa vi aspetta se deciderete di farlo con spirito non impiegatizio, senza gli orari fissi di un dipendente comunale. Pensate a cosa vorrà dire sentirsi perduti senza l’iPhone in tasca, senza il numero di telefono di quel tale che vi ha affidato la salute del figlio e al quale domani dovreste fare un esame, senza la presentazione in power point da correggere nei momenti morti, mentre aspettate che il vostro, di figlio, finisca l’ora di piscina. Pensate a chi vi starà accanto, in quegli anni, alla sua capacità di comprensione e condivisione delle vostre esigenze. Pensate a quante ore di tennis o di sonno perderete per terminare i vostri lavori.
Perché nella vita ci sono i momenti di gloria, è vero. Ma poi quei momenti si pagano a conto pieno.