Noialtri medici facciamo un brutto mestiere, sapete? Abbiamo a che fare con la morte, questo spauracchio senza tempo. La linea rossa, quella di arrivo: ma senza sapere dopo se ce ne sarà un’altra, di gara, o se si tratta di un arrivederci e grazie di aver partecipato.
Abbiamo a che fare con la morte senza poterci poi fare molto, perché le vite delle persone dopo qualche anno che fai questo lavoro ti sembrano irrevocabilmente segnate dalla sorte: che tu muoia di polmonite a cinque mesi o di emorragia cerebrale a novantanove. Alcune persone la corteggiano, la morte, e non hanno successo fino all’ultimo istante possibile. Altre ancora cercano di tenersene lontane, e invece è lei a cercar loro con pervicacia incontrollabile. Il massimo a cui senti di poter aspirare, certe volte che le cose vanno molto male, è accompagnare qualcuno verso una fine dignitosa. E già sarebbe un buon modo di onorare il giuramento di Ippocrate.
Tutto questo per dirvi che oggi ho saputo della morte di Gianmaria Testa: l’avevo scoperto da poco tempo, grazie ai suggerimenti amari di Spotify, ed era uno che cantava cose belle. Uno che, bastava guardarlo in faccia, era diritto. Non saprei come altro dire: diritto, diritto come un fuso. Uno che si cantava con canzoni come questa. Uno che è morto troppo presto, di un brutto male: uno di quelli che ci piegano le ginocchia, a noi medici, e ci mettono di fronte all’ineluttabilità del nostro fallimento.
E allora, in una serata come questa, al termine di una giornata pesante, mi ritrovo a domandare al cielo nuvoloso spiegazioni: se è vero che siamo tutti uguali, per esempio, o qualcuno lascia dietro di sé una scia più luminosa degli altri. Oppure perché quando muore qualcuno che nemmeno conosci, ma del quale intuisco la fatidica scia, divento così triste: triste come se l’intero mondo, il pianeta tutto avesse perduto una ricchezza inestimabile.
Ecco perché non trovo niente di meglio, in momenti come questo, che pensare al meglio che offre questo pezzo di strada. In un periodo in cui i pazzi si fanno saltare per aria in mezzo a gruppi di bambini che non c’entrano niente, che altri pazzi affamano il mondo in cambio non si sa di quali vantaggi obliqui, che pazzi mordono pazzi a ogni angolo di strada, non resta che stringersi a quello che di più caro abbiamo al mondo. Per cui stasera non fate nulla di strano, non uscite di casa, spegnete la televisione, abbassate il volume della radio e le luci, chiudete le finestre e infilatevi nel letto con la persona che amate. Abbracciatevi e fate l’amore tutta la notte, ditevi le parole più dolci che riuscite a immaginare, carezzatevi con le lacrime agli occhi e poi lasciatevi addormentare fianco a fianco, con le punte dei piedi che si toccano.
Fatelo per me, vi prego. Guarite il mondo.
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