SIRM 2014 #02

di | 22 Maggio 2014

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Cominciamo bene: 77 minuti di ritardo di un treno che chiamano, udite udite, superveloce. Nel mentre, sperando di raggiungere la sede congressuale in tempo per la riunione della Sezione di Radiologia Toracica, ho realizzato che tutte le riunioni di Sezione sono concentrate alla stessa ora in aule differenti, così che diventa impossibile, in assenza del dono dell’ubiquità, presenziare a due riunioni differenti. Questa si chiama focalizzazione: interessatevi di un solo argomento, per il resto affidatevi al sentito dire. Insomma, plug and stay: connettiti e poi non muoverti più.

Il problema delle connessioni, in questo SIRM 2014, e in tutti i sensi possibili, comincia insomma assai male.

Per il resto una piccola nota di colore. Accanto me viaggia una ragazzina, lei si, iperconnessa: smartphone, iPad, tutto il corredo tecnologico del terzo millennio al gran completo. La ragazza ha passato buona parte del viaggio su Facebbok e poi a scattarsi selfie a ripetizione con tutte le espressioni facciali possibili: finché il treno si è incagliato in galleria, una bimbetta irrequieta del sedile davanti è andata da lei ed è quasi un’ora che la ragazzina se ne occupa con calma e perizia magistrali, con grande sollievo dello scompartimento intero. Come a dire, che poi è il nostro mantra di questo brutto periodo: tiriamo fuori il meglio di noi solo in situazioni di difficoltà.

Bon voyage, adesso il treno superveloce sta filando come una formula uno sotto milioni di tonnellate di roccia appenninica.

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