Trauma della strada.
Entro in rianimazione d’urgenza e trovo il traumatizzato disteso sul lettino. Ed è la solita scena di sempre: un ragazzone grande e grosso tutto incrostato di sangue, la maschera di ossigeno sulla bocca, i vestiti laceri buttati in un angolo della sala. La sala è tutta impregnata di odore dolciastro, da alcol fermentato.
Mentre faccio partire l’ecografo c’è però un particolare inatteso che mi colpisce: il ragazzone porta tatuato su una spalla la buonanima di Adolfo Hitler, abbellito da una svastica nel caso remoto che non si capisse a chi appartengono quei due baffetti da sparviero, e sull’altra la buonanima barbuta dell’ayatollah Khomeini. Mi chiedo che legame ideale, quale rapporto storico possa legare i due ameni personaggi tra loro e alla esistenza oscura di un ragazzone ubriaco che si schianta contro il platano di turno proprio mentre io sono di guardia in pronto soccorso.
E non lo trovo, il nesso, questo è il bello. Oppure, a parte il dato evidente di essere stati a capo di regimi totalitaristi in cui le nefandezze perpetrate era Dio a volerle, non ne trovo altri (e a quanto pare, anche solo guardando in giro nelle stanze di casa nostra, Dio deve volerne veramente tante da noialtri, di cose inspiegabili).
Resta un solo dubbio: che avesse ragione Ennio Flaiano quando diceva che il mondo è bello perché è avariato. O Fritz Lang, quando affermava che l’umanità si divide in cattivi e cattivissimi.
Io ci aggiungerei anche gli stupidi, però. Giusto per non sbagliare.
Ubriachi e non.