Tutti voi sapete bene cos’e¨ uno tsunami: ma questi eventi avversi non flagellano solo le isole dell’oceano indiano. Ne abbiamo anche di nostri, italiani, di quelli fatti in casa e pasciuti con cura.
Quando in un reparto radiologico aumentano le liste d’attesa la reazione generale e’ istintiva: lavorare di piu’! In genere si crede che aumentare il numero degli esami quotidiani sia sufficiente a evitare il pericolo che i pazienti comincino a lamentarsi delle attese pazzesche, e che i giornali si accingano a fare domande scomode sul perche’ esse si generino (pazienti e giornalisti, brutta accoppiata! Ci mancano solo i burocrati).
Aumentare il numero degli esami porta a ridurre le liste di attesa: ma sapete poi cosa accade? Appena i tempi si accorciano i reparti cominciano a inviare il doppio delle richieste, e i pazienti esterni cominciano ad affluire anche dalle provincie vicine: l’onda di ritorno, lo tsunami. E i tempi d’attesa tornano biblici.
Che fare, mi chiederete voi.
Io sono l’ultima ruota del carro: ma se proprio fossi costretto a dire la mia, direi che forse conviene agire non a valle del problema (aumentare il lavoro) ma a monte (cercare di ridurre le richieste razionalizzando le risorse).
Dite che ci vuole piu’ tempo per realizzare questa utopia? Puo’ darsi, tuttavia attenzione: esiste l’effetto tsunami anche sulla gestione del proprio tempo, lavorativo e libero.
Ma questo e’ tutto un altro discorso.
Purtroppo.