Questo blog è un regalo di Natale di un caro amico.
No, che dico: di un fratello, perchè quando si milita nella stessa cavalleria spirituale si è fratelli, e non altro.
Io però ho accettato il dono con una certa perplessità . Mi sono chiesto: tanta gente scrive già su Internet, che bisogno c’è che un medico radiologo qualunque si infili in un blog e racconti fatti di cui non frega niente a nessuno? In un momento storico in cui tacere e meditare sarebbe la cosa più saggia, che faccio, salgo anch’io su uno scranno e mi metto a fare prediche al mondo?
Poi però ho pensato che non c’è nessun motivo di pontificare, e che forse un blog è il modo più semplice per fare quello che preferisco: raccontare storie.
Che poi è esattamente, e qui rischio il paradosso, quello che cerco di realizzare nel mio lavoro di ogni giorno. Cioè raccontare le storie delle persone anche attraverso uno strumento all’apparenza freddo e asettico come il referto radiologico.
Anche perchè il radiologo è proprio il medico che le persone sentono meno vicino. Fatta la banale lastra al torace, l’ecografia, la Tac o la risonanza magnetica, il radiologo torna nell’ombra e per voi resterà nient’altro che una firma in calce a un referto, quel signore di cui nemmeno conoscete la faccia e che vi ha diagnosticato una malattia di cui avreste fatto volentieri a meno (oppure no, a volte vi ha tranquillizzato con un sorriso stanco e vi ha detto che è tutto a posto).
Non so ancora cosa farà di questo blog.
Ma una cosa è certa: racconterà storie di pazienti, storie di medici.
Storie di uomini e donne che, come tutti, fanno quello che possono per tirare avanti.
Un giorno alla volta.