Ieri mi ha scritto una persona (la chiamerò Marco, tanto per capirci).
Ho conosciuto Marco via e-mail all’incirca nel 2007 o nel 2008, quando era uno studente di medicina del 3° anno con la fissa della radiologia. In tutto questo tempo siamo rimasti in contatto abbastanza stretto: lui mi ha messo spesso a parte dei suoi dubbi su una scelta lavorativa così impegnativa, e io ogni volta gli ho detto la mia sulla base delle esperienze analoghe che avevo vissuto. Poi abbiamo parlato della sua tesi di laurea. Poi, ancora, di quale città accogliesse la migliore scuola di specialità italiana (o quella più adatta a lui, il che in qualche modo è equivalente): e anche lì gli ho detto la mia perché, a essere proprio sinceri, in giro non c’è granché da scegliere.
Nel mentre abbiamo discusso anche di libri di testo, di ambienti universitari, di specializzandi delusi ancora prima di partire, e in cambio di qualcosa che somigliava a un consiglio da radiologo vissuto lui mi ha regalato lo spunto per qualche post: che immancabilmente, proprio perché germogliato da uno studente appassionato come lui, suscitava discussioni a cascata, altre e-mail di altri studenti, botte e risposte di commenti. Il blog è cresciuto anche grazie a persone come Marco, cosa credete?
Ieri sera, quando meno me lo aspettavo, Marco mi ha scritto per dirmi che ce l’ha fatta, che ha vinto il concorso ed è entrato in specialità proprio nella sede che desiderava. E io sono felice per un mucchio di motivi. Per esempio, perché con il cambio della guardia in quella scuola dovrebbe presto subentrare un Mentore finalmente degno di questo nome. Perché ce l’ha fatta, almeno questa è la mia impressione personale, senza bisignani di sorta che lo abbiano sostenuto con uno stretto giro di telefonate a sottosegretari o direttori di cattedra. Perché ha avuto momenti di sconforto, in questi anni, ma li ha superati con la forza di volontà che contraddistingue le persone appassionate.
E perché so che il momento più bello deve ancora arrivare: quando ci incontreremo, finalmente da colleghi, in uno dei congressi di radiologia in giro per l’Italia. Allora tutto sarà compiuto, come si dice, e potremo finalmente riderci su insieme davanti a un caffè.