Pensate a un grande ospedale. Fatto?
Bene. Adesso pensate al reparto di Radiologia di questo grande ospedale, e fatevi una mezza idea delle richieste di esami che questo reparto smaltisce ogni giorno (se non ce l’avete, pensate a un numero qualsiasi da quattro a sette e aggiungete due zeri).
Quindi, portate la vostra attenzione al piccolo ufficio in cui vengono costruite le liste di lavoro. E’ un ufficio piccolo, tre metri per tre scarsi, abitato da 3 (tre) segretarie che fanno fatica a dividersi l’ossigeno da respirare, e immaginatelo come l’ufficio più caotico che mente umana possa concepire.
Immaginate insomma un telefono che suona di continuo, letteralmente di continuo, senza interruzione, mentre il fax scarica dieci richieste di esami al minuto. Immaginate per un attimo di essere una di quelle segretarie: siete sedute alla vostra scrivania e il vostro lavoro, un lavoro di metodo, è riempire le liste delle varie sezioni diagnostiche. Nel mentre, in ordine sparso, a) suona il telefono: è un medico di reparto che vi chiede di infilare di straforo il caso che lui ritiene urgente; b) vi comunicano che i turni di lavoro dei medici sono cambiati e il giovedì il medico che si occupa dei colli è stato spostato, suo malgrado, in ecografia; c) suona il telefono: è un altro medico di reparto che ha appena parlato con uno dei radiologi per concordare una biopsia polmonare; d) il primario vi cazzola perché quel tal giorno la lista di lavoro nella tal diagnostica andava chiusa per la manutenzione dell’apparecchiatura, e magari a voi nessuno lo ha detto; e) suona il telefono, è uno dei radiologi che vi chiede di aggiungere un esame sulla sua lista di lavoro o, peggio ancora, spostare un paziente per inserirne un altro; f) arrivano infermieri, medici, pazienti, parenti dei pazienti a chiedervi informazioni su cosa fare, dove andare, quando andare, eccetera; g) suona ancora il telefono.
Pensate a quanto debba essere difficile comporre una lista di lavoro, senza errori o almeno minimizzandoli il più possibile, e non potersi concentrare per più di due minuti di orologio mentre lo spessore del pacco delle richieste da sistemare aumenta ora dopo ora, a piena dimostrazione del fatto che in questo mestiere di merda più esami produci e più aumenta la richiesta di prestazioni, e qualcuno dei medici addetti alla valutazione delle richieste stesse svicola, vi dice che non ha tempo o addirittura vi manda a quel paese perché anche voi state disturbando i suoi vani e legittimi tentativi di lavorare senza interruzioni continue.
Infine, pensate alla telefonata definitiva, quella che vi manda in lacrime, quella che arriva in mezzo a tutto questo bordello. La telefonata di una paziente indemoniata a cui un medico improvvido (ma la parola medico a volte mi sembra un complimento che questa gentaglia non merita) ha prescritto una risonanza magnetica per una sospetta sindrome algodistrofica riflessa del piede, marcandola con la lettera B (che vuol dire prestazione semi-urgente da espletare in 10 giorni lavorativi) e senza nemmeno aver prima richiesto una semplice radiografia, che quasi certamente avrebbe risolto in meno tempo e con minor fatica il gravissimo e urgentissimo problema diagnostico. Immaginate anche di sentirvi urlare nelle orecchie che è uno schifo, che se c’è scritto che l’esame va fatto entro dieci giorni è entro quel tempo che pretendete di farlo altrimenti denuncerete il misfatto alla procura della repubblica e alla corte dell’Aia, e che dovete solo vergognarvi, vergognarvi e vergognarvi.
Ecco, io e la mia segretaria abbiamo il massimo rispetto per i vostri problemi di salute; ma a me non piace vedere la segretaria, che si fa il mazzo ogni giorno per poco più di mille euro al mese, umiliata da perfetti sconosciuti, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dal pianto. Per cui se per qualche volta a usare questa parolona con cui cani e porci di questi tempi si riempiono la bocca, vergognarsi, vergognarsi, vergognarsi, foste voi (il politico che orienta la politica sanitaria, l’amministratore che lo asseconda, il medico che richiede esami inutili, il paziente privo di qualunque forma di educazione e rispetto per il lavoro altrui), credetemi, davvero non fareste cattiva cosa.